Assenza

Foto di UsamaNeal su Unsplash

Mirar a un bebé mientras duerme es contemplar la fragilidad del ser humano. […]
«Nada te sucederá mientras yo esté contigo», le prometo, aun sabiendo que miento, pues en el fondo soy tan impotente y vulnerable como él.

La hija única, Guadalupe Nettel, Anagrama, 2020

L’impotenza di fronte all’assenza, la fragilità del non avere più punti fermi. O di avere punti, voragini troppo profonde in cui guardare. Il vuoto e la vertigine. Se l’assenza potrebbe definirsi come una negazione dell’essere, come una mancanza, tanto più viva si insinua nei gesti quotidiani. Se mi guardo allo specchio vedo gli occhi di mio padre, il sorriso dei miei fratelli lontani. Basta il gorgoglio della moka a farmi ricordare quando, da bambina, aspettavo trepidante le prime gocce del caffè e per sbatterle con lo zucchero, per una tazzina come al bar, ma a casa di mia zia. Lo zucchero bianco che ora non compro più, perché troppo raffinato, ma che montava a bianco l’uovo. I libri col testo a fronte per trovare una traduzione e una sfumatura nelle parole in lingua straniera che speravo di imparare. E il pianto inconsolabile delle mie nipoti quando dovevo fare da babysitter e volevano solo i genitori. E l’odore della corsa dell’ultimo bus, quando ero pendolare e studiare alla panchina a Termini, immersa nel vuoto di quei testi ma circondata dall’immenso di gente, odori e rumori. 
L’assenza di quando senti il mondo tremare e aspetti sotto l’architrave, o ti precipiti fuori perché tutto è in sommossa. E lo sguardo al lampadario e l’abbaiare dei cani. I due bicchieri di troppo che rimpiangi guardando le maioliche del bagno e sì, speri davvero di non vedere quella macchia gialla nel water, sarebbe meglio che quella fosse assente.
I giorni in cui sarebbe meglio restare a casa e invece ti trascini nel mondo per ripetere la routine della tua vita mangiare, lavorare, essere. Non essere forse. Conta davvero davanti all’Universo, alle stelle lontane? Ai buchi neri che forse possono essere anche bianchi e alla materia che si decompone e le onde, le onde che si infrangono di continuo uno fracasso di rumore, vento e erosione?
Assenza, ognuno ha la sua da incolpare. O forse da ringraziare. 

“Nonna” dissi “mi dispiace dirtelo ma è morto Dio”. “Ma Dio chi?” rispose mia nonna. La sua domanda tradiva una scarsa fiducia nel monoteismo in cui eravamo cresciuti ma illuminava al contempo, e con sole tre parole, una singolarità di Dio che mi aveva sempre incuriosito: Dio non aveva un cognome. 

Poco mossi gli altri mari, Alessandro della Santunione, marcos y marcos 

Assenza.

Hanno partecipato a questo numero:

Il prossimo numero uscirà a fine Giugno e il tema sarà: stanchezza/burnout. Grazie per leggerci.

A presto
Pamela

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