17 dicembre 2020 - 15:48

Chora, la nuova società di podcast con Mario Calabresi: «L’audio ricrea intimità e fiducia col pubblico»

I soci fondatori sono quattro, Mario Calabresi, Mario Gianani, Guido Brera e Roberto Zanco, e il gruppo di lavoro è composto da dieci persone, tra cui sette donne. «Il nostro è un investimento sulla qualità», spiega Calabresi

di Andrea Federica de Cesco

Chora, la nuova società di podcast con Mario Calabresi: «L'audio ricrea intimità e fiducia col pubblico»
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In Italia è nata una nuova società di produzione di podcast. Il suo nome è Chora, termine greco che nel Timeo indica il «ricettacolo invisibile e senza forma [...] dell’intero divenire». «Per Platone è quel momento di passaggio in cui un’idea diventa reale», spiega Mario Calabresi. «Nello stesso modo, i podcast stanno diventando sempre più una “realtà”. Prima c’era una nicchia appassionata a fronte di un ampio pubblico che non sapeva cosa fossero. Oggi l’interesse si è allargato».

Chora, la nuova società di podcast con Mario Calabresi: «L’audio ricrea intimità e fiducia col pubblico»

I fondatori

Oltre a esserne il direttore, Calabresi è il co-fondatore di Chora, insieme a Mario Gianani, Guido Brera e Roberto Zanco. I quattro soci formano una squadra eterogenea: l’ex direttore di Repubblica e de La Stampa proviene dal giornalismo tradizionale, Gianani dal mondo del cinema e delle serie tv (con Wildside ha prodotto, tra le altre, L’Amica geniale e The young Pope), mentre Brera oltre a essere uno scrittore e un editore lavora nella finanza e Zanco si occupa di startup tecnologiche. «Abbiamo alle spalle esperienze diverse, ma ci accomuna la fascinazione per i podcast e per le storie. Vogliamo usare l’audio per costruire narrative forti».

I 4 fondatori: Mario Calabresi, Mario Gianani, Guido Brera e Roberto Zanco I 4 fondatori: Mario Calabresi, Mario Gianani, Guido Brera e Roberto Zanco

Ossigeno, il primo podcast

La società ha appena debuttato con Ossigeno, podcast di Paolo Giordano sulla pandemia di coronavirus: lo scrittore è andato nell’ospedale Maria Vittoria di Torino, dove per 40 anni suo padre Bruno ha fatto il ginecologo ostetrico, per raccontare cosa sta succedendo. «Dopo il lockdown abbiamo incontrato Paolo in un bar a Roma. All’inizio volevamo fare una serie sulla scienza. Ossigeno è arrivato a ottobre, l’abbiamo messo in piedi in sei settimane. Ci hanno lavorato ben sette persone. Vogliamo mantenere uno standard alto, il nostro è un investimento sulla qualità», prosegue il giornalista, nonché autore di diversi libri. La serie in quattro puntate di Giordano, lanciata dal Corriere della Sera, è poi approdata sulle piattaforme gratuite, Spotify in primis. «Al momento nell’universo del podcast la parte free è ancora prevalente: in una fase del genere pensiamo che stare aperti sia la cosa migliore. Lavoreremo su sponsorizzazioni, pubblicità, rapporti con le piattaforme... Serve inventarsi un modello di business nuovo».

Pablo Trincia, Paolo Giordano e Sabrina Tinelli durante la realizzazione di “Ossigeno” Pablo Trincia, Paolo Giordano e Sabrina Tinelli durante la realizzazione di “Ossigeno”

I nuovi progetti

Dopo Ossigeno, i prossimi progetti di Chora arriveranno a febbraio e saranno all’insegna della sperimentazione dei formati. «Non abbiamo intenzione di fare podcast di news. Ci interessa di più la possibilità di prendere temi di vario tipo, anche legati all’attualità in senso lato, e declinarli per trasformarli in una storia che vada oltre il momento presente. Un po’ come faccio con la newsletter Altre storie», dice Calabresi. «Punteremo il più possibile sulla serialità, tenendo d’occhio quello che accade nella serialità video grazie a Mario [Gianani]. Ci saranno serie true crime, storiche, letterarie, fiction, ma anche talk, come se fossero collane editoriali di una casa editrice».

Le competenze

L’abilità nel costruire collane editoriali di narrativa è infatti una delle due competenze principali che sono state tenute in considerazione quando si è trattato di scegliere chi coinvolgere nel progetto. L’altra è la capacità di produrre podcast, dal sound design alla scrittura. Il gruppo di lavoro è composto da dieci persone: sette donne e tre uomini, Calabresi incluso. «A Repubblica ho intrapreso una battaglia per aumentare il numero di donne nei ruoli di responsabilità. Ma in generale il corpo dei giornali italiani è ancora per lo più maschile», commenta. «Fondando una società da zero, abbiamo fatto in modo di non compiere lo stesso peccato originale: cercavamo un equilibrio di voci e sensibilità, anche se poi ha prevalso la parte femminile». Tra le sette ci sono Sabrina Tinelli nella veste di responsabile dei contenuti editoriali e Sara Poma in quella dei contenuti branded. Tra i tre Michele Rossi, ex responsabile della narrativa italiana a Rizzoli, e Pablo Trincia.

La scoperta di «Veleno»

Non a caso, è stato il primo podcast di Trincia, Veleno, a fare scoprire a Calabresi la magia del podcasting. «Quando ero direttore di Repubblica mi aveva scritto un’email per propormi la storia. Gli avevo chiesto di mandarmi qualcosa. Però il WeTransfer era scaduto senza che avessi scaricato il file. Allora Pablo era venuto in redazione con la scusa di trovare un amico. E poi era andato al piano della direzione e si era affacciato nel mio studio. Mi sentivo così in colpa che l’ho fatto entrare subito», ricorda il giornalista. «Ci siamo messi a chiacchierare. Ho chiamato Massimo Russo, colui che ha dato vita al multimedia di Rep, e abbiamo deciso di finanziare il progetto. Pablo è davvero straordinario: generoso nell’insegnare e sempre alla ricerca di nuovi spunti. Noi di Chora abbiamo una chat WhatsApp per i contenuti: ogni mattina Pablo ci manda un podcast che ha scoperto nella notte».

I primi esperimenti

Ai tempi di Repubblica Calabresi si era buttato sui podcast in prima persona, dialoghi e interviste soprattutto. Una volta conclusa l’esperienza della direzione del quotidiano ha voluto provare a fare qualcosa di diverso. Lo scorso maggio è uscita su Storytel La volpe scapigliata, quattro puntate sulla storia del fotografo Andy Rocchelli, ucciso in Ucraina il 24 maggio 2014. «Stavo lavorando sulla serie quando ho iniziato a parlare con Mario [Gianani] dell’idea di investire su una casa editrice di podcast. Idea che, in realtà, avevano già in mente Mario e Guido [Brera]. Guido a sua volta ha coinvolto Roberto [Zanco]. Quando lavoravo nel giornalismo tradizionale ero costretto di continuo a tagliare risorse, era dura... Ora stiamo facendo nascere una cosa nuova e mi diverto un sacco, fare innovazione mi entusiasma. Spesso noi quattro soci ci sentiamo su Zoom per scambiarci idee».

Il podcast perfetto

Ma come si crea un podcast che funzioni? «Bisogna riflettere su ogni aspetto: come costruire le singole puntate, ma anche i raccordi tra una puntata e l’altra», afferma Calabresi. «Nella scrittura tradizionale vige la regola che non bisogna ripetere le cose. Qui invece è fondamentale non dare nulla per scontato. Bisogna essere immersivi, prendere l’ascoltatore per mano e accompagnarlo. Un esempio di podcast riuscito è Bunga Bunga (sulla vicenda di Silvio Berlusconi, ndr): non è mai noioso o superfluo, ha una freschezza incredibile. Mi sono piaciuti molto anche Buio di Pablo e Carla di Sara [Poma]. E adoro The Daily del New York Times: la voce di Michael Barbaro è una garanzia».

I podcast preferiti di Calabresi

Spesso è proprio alle voci che ci si affeziona: «Quando arriva il weekend non vedo l’ora di ascoltare James Harding, che una volta alla settimana fa un podcast con Tortoise Media. Per molti vale lo stesso con Joe Rogan: milioni di persone negli Usa lo considerano un compagno di viaggio, lo ascoltano durante i lunghissimi commuting tipici dei lavoratori americani». Anche Calabresi ascolta podcast in viaggio (oltre che mentre si fa la barba, mangia, cucina, cammina…): «Spesso faccio avanti indietro in auto tra Milano e Torino e mi dedico ad Alessandro Barbero (professore di storia medievale con un podcast seguitissimo, ndr). Ho studiato storia all’università e avevo dei professori con un racconto colorato come quello di Barbero, mi sembra quasi di ascoltarli. Preferisco le puntate sulla storia antica, ma amo anche la contemporaneità: ho sentito Polvere, Carlo Lucarelli e naturalmente Matteo Caccia».

L’era dell’audio

Se i quattro soci fondatori di Chora sono convinti che investire sull’audio oggi sia la scelta giusta è innanzitutto per due motivi. «In un tempo come questo segnato dalla crisi di fiducia tra giornalisti e lettori, il podcast è in grado di creare un’intimità che aiuta a ricostruire quel rapporto», sostiene Calabresi. «Inoltre, l’audio è di gran lunga meno costoso e più veloce da realizzare dei video, che hanno un tempo di gestazione lunghissimo: si mettono in cantiere cose che usciranno un anno e mezzo dopo. Con i podcast si può immaginare di uscire nel giro di pochi mesi o addirittura di poche settimane. La sfida è fare dei prodotti che abbiano vita lunga, che un anno dopo l’uscita abbiano ancora valore».

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