di Mario Matteini
[Sesto episodio, seconda puntata della serie “La password nella storia”]
Post pubblicati:
1. La lingua che discrimina
2. La parola d’ordine da Ificrate a Lamarmora
3. Le societá segrete dell’ottocento
4. L’inutile strage della Grande guerra
5. Parole di liberazione
6. Le spie della guerra fredda | 6.1 La temeraria Martha | 6.2 Polyakov, la talpa gigante al Cremlino | 6.3 Lost in translation
7. Come ai tempi della Guerra fredda
8. Dalla realtà alla finzione
9. Usare bene la password
Buon giorno e buon fine settimana. Oggi Il nostro Mario Matteini ci propone la seconda puntata del sesto episodio della “Storia della password” portandoci dentro al caso Polyakov e dintorni, uno dei più clamorosi episodi di spionaggio d’oltre cortina. Eclatante, non solo per la posizione del personaggio coinvolto, generale a due stelle ed eroe della guerra patriottica per 25 anni al soldo della CIA, ma anche per aver ideato un sistema di comunicazione con Langley che va oltre ogni immaginazione anche quella di un Lovercraft o di un Verne. Qualcosa che era sotto gli occhi di tutti riprodotto milioni di esemplari o ascoltato da un’audience internazionale.
Buona lettura!
Una ricetta in codice
A Langley, quando aprirono quella rivista russa e lessero una ricetta per cucinare la folaga, più che incuriositi si mostrarono allarmati. Erano agenti della CIA e sapevano che quello era il messaggio con il quale il loro contatto comunicava di trovarsi in una situazione di pericolo.
Erano molto preoccupati, anche perché a chiedere aiuto era uno dei loro contatti più preziosi, nientemeno che “Top Hat”, come chiamavano Dmitri Polyakov, il generale sovietico, eroe della Grande Guerra Patriottica e membro del GRU (Glavnoje Razvedyvatel’noje Upravlenije), i servizi di intelligence dell’esercito sovietico.
Polyakov da più di venti anni lavorava per i servizi americani. Aveva iniziato nel 1961, quando era di stanza presso la missione sovietica della Nazioni Unite a New York.
Da allora aveva fornito importantissime informazioni sulla rete di spionaggio, sulle tecnologie militari, sui piani strategici, sugli sviluppi scientifici dell’Unione Sovietica.
Il mattone ripieno
Non era certo la prima volta che il generale si era allarmato. A Mosca era solito recarsi al Parco della Cultura intitolato a Gorkij, ribattezzato “Arte”, e qui, si sedeva su una panchina, come se volesse riposarsi, e depositava i documenti segreti, inseriti in un pacco a forma di mattone, dietro la panchina.
Il segnale concordato per comunicare il ritiro avvenuto del pacco era una striscia di rossetto su una bacheca appesa vicino al ristorante Arbat. Una volta, dopo aver nascosto il mattone, non aveva trovato il segnale.
Dopo alcuni giorni di ansia, si sentì finalmente sollevato leggendo sul “New York Times”, nella pagina degli annunci personali, il messaggio "Lettera dall'Arte ricevuta".
Dopo 25 anni
Nel 1984, l’anno della ricetta della folaga, Polyakov è nella lista degli ufficiali sovietici sospettati di tradimento ed è oggetto di accurate indagini da parte dei colleghi del GRU.
Il generale si è accorto di qualcosa e giustamente lancia l’allarme, ma non c’è molto da fare: due doppiogiochisti americani hanno fornito al KGB l’elenco dei sovietici che lavorano per la CIA, e tra questi c’è anche il suo nome.
Arrestato dal KGB nel 1986, cerca di collaborare nella speranza di evitare la pena di morte, ma gli ufficiali che lo interrogano non si fidano.
E poi il suo caso è decisamente clamoroso, mai in URSS c’è stato un traditore di tale portata: ha lavorato per i servizi americani per oltre vent’anni, ha inflitto danni al suo paese che sono stimati in miliardi di dollari e provocato consistenti perdite umane.
Il processo si conclude inevitabilmente con la sentenza capitale, eseguita nel marzo del 1988.
Il cerotto fatale
Uno dei doppiogiochisti le cui rivelazioni consentirono l’arresto di Dmitri Polykov è Robert Hanssen, agente dell’FBI che spiava per i servizi sovietici e che continuò a lavorare per la Russia dopo la caduta dell’URSS.
Era solito lasciare il materiale trafugato in un luogo prestabilito di Foxstone Park, non molto lontano dalla sua abitazione a Vienna, in Virginia.
Proprio qui venne arrestato. Aveva da poco attaccato un cerotto su un’insegna di legno del parco, per segnalare l’avvenuto deposito del materiale nel luogo convenuto.
Le accuse erano pesanti: aveva fornito ai sovietici prima e ai russi poi un gran numero di documenti altamente riservati. Riuscì ad evitare la pena di morte perché si dichiarò colpevole e rivelò i nomi di altre spie, fra le quali appunto Polyakov.
Sarà comunque condannato a quindici ergastoli senza possibilità di libertà condizionale.
Non muoverti se senti il canto dei battellieri
Grazie alle informazioni fornite da Polyakov fu arrestato Frank Bossard, agente dei servizi segreti britannici, doppiogiochista a favore dell’Unione Sovietica.
Lavorava a Londra presso il ministero dell’aviazione. Nel 1961, assillato da problemi finanziari, fu convinto da un agente sovietico a lavorare dietro compenso per i servizi sovietici.
Aveva concordato con il suo contatto una serie di posti dove depositare le pellicole dei documenti trafugati.
Per sapere di volta in volta in quale posto doveva avvenire la consegna, doveva ascoltare le trasmissioni in lingua inglese di Radio Mosca alle 7.45 e alle 20.30 del primo martedì e mercoledì di ogni mese.
Una canzone popolare russa (La danza delle spade, Notti di Mosca ecc.) avrebbe indicato il luogo prescelto.
Il Canto dei battellieri del Volga invece indicava la necessità di sospendere le operazioni.
Nel marzo del 1965 fu arrestato e condannato a 21 anni di reclusione.
Spie nei film
Berlino e Vienna. Ecco delle possibili visioni di film di spie ambientati nell’hub della Guerra fredda, Berlino. Anche se Vienna non è da meno. Quest’ultima ospita, infatti, uno dei migliori adattamenti cinematografici, tra i molti, di una narrazione del romanziere inglese e Premio Nobel Graham Green. Mi riferisco al pluripremiato Il terzo uomo (1949, restaurato in 4k, su Chili a noleggio) del regista inglese Martin Reed. Il terzo uomo non è roba di spie, ma il film, come pure il libro, affrescano con grande realismo immaginario l’atmosfera brumosa, plumbea, vischiosa della lunga notte della Guerra fredda popolata di ombre, che quasi quasi se ne percepisce anche il miasma di fradicio.
Da vedere o rivedere, off-Guerra fredda però, anche l’ultima interpretazione di un disilluso e dimesso Philip Seymour Hoffman in La Spia. A most wanted (2014, su Prime video). Un film di buon livello con ottimi attori e un discreto adattamento del romanzo di John Le Carrè Yssa il buono.
Sul Glienicker Brücke, che collega Berlino (ovest, allora) a Potsdam (DDR, allora) si sviluppa l’epilogo del film di Steven Spielberg del 2015, Il Ponte delle spie (a noleggio sulle maggiori piattaforme) con Tom Hanks e un ineccepibile Mark Rylance che ha vinto l’Oscar 2016 per miglior attore non protagonista.
Interamente ambientate in una Berlino contemporanea le tre stagioni della serie televisiva americana, Berlin Station (su Prime video a noleggio), creata da Olen Steinhauer. Sempre a Berlino (sia est che ovest) sono ambientati altri tre grandi film d’autore: Il cielo sopra Berlino (su YouTube, versione non restaurata) di Wim Wenders, Germana anno Zero (su Chili a noleggio) di Roberto Rossellini e la Vita degli altri (su RayPlay) di Florian Henckel von Donnersmarck.
Beh viene il desiderio di visitarla questa Berlino rigonfia di storia. Se andate in treno scenderete proprio a Berlin Central (Berlin Hauptbahnhof), una grande cattedrale laica, aperta dopo 10 anni di lavori nel 2006. C’è anche il nuovo aeroporto, il Flughafen Berlin Brandenburg “Willy Brandt” (BER) che ha sostituito/assorbito i tre scali berlinesi della Guerra fredda, Tempelhof (oggi parco pubblico), Schönefeld (oggi terminal 5 del BER) e Tegel (chiuso nel 2020).
Doppiogiochisti. A proposito di queste figure centrali nel gioco dello spionaggio, particolarmente odiose agli occhi dell’opinione pubblica e delle classi dirigenti che ne subiscono l’azione, non possiamo fare a mando di menzionare il relativamente recente (2011) La Talpa con un cast di prima scelta all’interno del quale primeggia Gary Oldman, finalmente affrancatosi da Ken Loach.