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Che l’Italia sia una sorta di protettorato statunitense, periferia dell’impero, è cosa data così per assodata che spesso nemmeno ci si sofferma ad analizzare questa dinamica, sia culturalmente che economicamente. Eppure questo fenomeno, definito “americanizzazione”, continua a rappresentare una significativa trasformazione della società italiana. L’influenza degli USA è stata assorbita senza una piena consapevolezza, tanto che gli eventi americani sono diventati parte integrante della vita italiana.
L’americanizzazione dell’Italia. Lo scandaloso caso Tim
Partiamo dal fondo (inteso in tutti i modi che implica): l’Italia ha cominciato a cedere alcuni dei suoi settori strategici agli investitori stranieri, come nel caso recente della vendita di Telecom Italia. Una scelta passata quasi in sordina, nonostante sia un segnale di come gli interessi sovranazionali siano prioritari davanti a quelli nazionali.
L’operazione TIM/KKR è un “unicum” in Europa: separazione della rete dai servizi e privatizzazione. Telecom ha venduto a una finanziaria statunitense, guidata dall’ex direttore della CIA, il generale Petraeus, l’intera rete delle linee telefoniche e dei cavi di fibra ottica per la trasmissione dati del nostro Paese.
Ma non finisce qui. Leggete cosa scrive Milano Finanza: “Circa due miliardi all’anno almeno fino al 2029 per utilizzare la rete e usufruire dei servizi aggiuntivi che le verranno forniti da Netco e che dovrebbero lievitare negli anni fino al 2039 per avvicinarsi a 2,5 miliardi.”
Traduciamo: Tim dovrà dare a KKR due miliardi all’anno fino al 2029 che saliranno fino a 2,5 miliardi annui al 2039 solamente per poter usare la rete e usufruire dei servizi.
Una rete strategica italiana ceduta a KKR che potrà ripagare attraverso i soldi che Tim gli dovrà corrispondere per poterla utilizzare. Un capolavoro di masochismo da parte del nostro paese che trova pochi eguali nella storia recente.
Eppure molti italiani sembrano accogliere con favore queste cessioni come parte di un’adesione orgogliosa all’impero americano, piuttosto che come una preoccupante perdita di sovranità.
In passato, il nostro Paese ha sfruttato la sua posizione geografica e politica per mantenere una certa autonomia. Durante la Guerra Fredda, l’Italia ha giocato un ruolo cruciale grazie alla sua posizione di frontiera tra l’Occidente e l’Oriente, simile a quanto fa oggi l’Ungheria di Orban. Tuttavia, con il collasso del blocco sovietico negli anni ’90, l’Italia ha perso parte della sua rilevanza strategica e si è trovata più integrata nell’orbita americana, accettando un ruolo di subalternità.
Politica estera e strategia
Negli anni del dopoguerra, l’Italia ha potuto agire con una certa libertà grazie alla contrapposizione tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Questa libertà ha permesso all’Italia di stabilire relazioni con vari paesi del Mediterraneo e dell’Africa, creando una sorta di cintura di sicurezza e alleanze strategiche. Aziende come Eni e Fiat, insieme al Partito Comunista, hanno giocato un ruolo chiave in questo contesto, costruendo legami con regimi autoritari e stati del blocco sovietico.
L’Italia ha anche sfruttato le sue relazioni storiche e culturali, mantenendo un certo orgoglio nazionale nonostante le sfide storiche. L’eredità del fascismo è stata confinata a un trauma del passato, mentre le imprese risorgimentali e il contributo dell’Italia alla Prima Guerra Mondiale vengono ancora rispettati.
La cultura italiana e l’americanizzazione
Nonostante il crescente fascino dell’americanizzazione, la cultura italiana ha mantenuto una sua unicità per molti anni. Il cinema italiano degli anni del dopoguerra è stato uno dei simboli di questa resistenza. La Commedia all’italiana nacque quale diretta evoluzione cinematografica del Neorealismo, essendo nella forma espressiva delle vicende narrate una commistione di elementi umoristici con elementi tragici, con particolare attenzione ai contesti storici e alla progressione del costume sociologico del ‘900.
La cultura italiana era sinonimo di un’eleganza unica, combinando il ricordo del suo glorioso passato con un’attrazione per la semplicità e il pragmatismo della vita quotidiana. Questo mix di elementi ha prodotto una civiltà affascinante e complessa, che mescolava tradizioni millenarie con una modernità emergente.
Il percorso storico del genere cinematografico italiano per eccellenza che, ricoprendo un arco temporale di pura espressione filologica dal 1951 al 1979, rappresentava l’identità fallimentare di un Paese mancato tramite personaggi che spesso vivevano recitando.
Tuttavia, l’influenza americana ha iniziato a crescere significativamente negli anni ’70 e ’80. Durante questo periodo, l’Italia ha vissuto una trasformazione demografica e culturale, culminando con la caduta del blocco sovietico negli anni ’90. A quel punto, l’Italia è diventata una provincia inglobata nell’impero americano, accettando di buon grado questo declassamento.
Televisione e Cinema
Con l’ascesa della Mediaset negli anni ’80, il panorama televisivo italiano ha subito un cambiamento radicale. La televisione ha abbracciato il consumismo sfrenato, riflettendo una società che si muoveva verso un’opulenza sfrenata. I film di Natale, i cosiddetti “cinepanettoni”, sono diventati simboli di una mutazione antropologica, segnando il passaggio da una cultura consapevole a una società focalizzata sul consumo e sul successo economico.
Il “Made in Italy” ha conosciuto un boom durante il secondo miracolo economico degli anni ’80, cavalcando l’onda della deregolamentazione economica promossa da politiche simili alla Reaganomics americana. Questo ha portato l’Italia a diventare un leader nella produzione di beni di lusso, trasformando il paese in una manifattura sofisticata e di alta qualità, ma al prezzo di un’identità culturale sempre più allineata con quella americana.
Lingua, dentità, media
L’inglese è diventato non solo una lingua veicolare, ma un simbolo di status e progresso. La terminologia anglosassone è sempre più utilizzata al posto di termini italiani, anche quando non necessario. Questo ha portato a una percezione dell’inglese come una lingua superiore, associata a un presunto progresso intellettuale e culturale.
L’Italia ha assimilato sempre più rapidamente le tendenze culturali americane, anche attraverso l’uso delle piattaforme social, che sono strumenti diretti della cultura statunitense. Le battaglie sociali e le mode nate nei college americani si sono diffuse – spesso inconsapevolmente – rapidamente nelle università italiane, influenzando il comportamento e le aspirazioni delle nuove generazioni.
Cinema e serie televisive italiane si allineano sempre di più ai canoni hollywoodiani, rappresentando un segno evidente di una perdita di autonomia culturale e una crescente assimilazione al modello americano.
Un futuro incerto
La conclusione di tutto ciò è che ormai larghi stati della cittadinanza considerano del tutto inutile, per esempio, l’esercizio del voto.
A che serve votare se la politica estera ed economica la decide l’ambasciatore americano, le questioni sociali la Commissione Europea e quelle etiche il vaticano?
Siamo il 52° Stato degli Stati Uniti. Il 51° è Israele.
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