“Universalismo vs identità. I nuovi conflitti a sinistra”: il volume 6/2023 di MicroMega

In questo volume di MicroMega cerchiamo di proporre una critica alle derive identitarie progressiste e di recuperare la vocazione universalista che dovrebbe essere l’essenza di ogni pensiero di sinistra.

Redazione

La categoria di “identità” è oggi al centro del dibattito politico, dalle discussioni attorno al processo di decolonizzazione a quelle sul femminismo e il transfemminismo, dai dibattiti su cancel culture e politicamente corretto a quelli sulle nuove forme di nazionalismo che si diffondono sempre più velocemente. Attorno al concetto di identità si sta gradualmente costruendo un nuovo orizzonte di senso che ha abbandonato completamente quello della cittadinanza fondata sulla uguaglianza dei diritti e dei doveri per abbracciare una visione neocomunitaria e settaria della convivenza umana. In questo volume di MicroMega cerchiamo di proporre una critica a questo nuovo orizzonte di senso e di recuperare la vocazione universalista che dovrebbe essere l’essenza di ogni pensiero di sinistra.

Una prima parte del volume affronta i nodi filosofici della questione: Susan Neiman fa una strenua difesa dell’universalismo contro il nuovo tribalismo;  Dipesh Chakrabarty e Nelson Maldonado-Torres dialogano attorno alle categorie di postcoloniale e decoloniale; Mimmo Cangiano individua e critica le radici postmoderniste della nuova filosofia woke; Francis Dupuis-Déry Vojin Saša Vukadinović si confrontano, da posizioni molto diverse, sulla cancel culture.
In una seconda parte la riflessione filosofica lascia il passo a quella politica: Mirko Canevaro evidenzia le contraddizioni e i paradossi delle politiche di inclusione che lasciano fuori le classi economicamente svantaggiate; Fabio Armao ripercorre la storia delle promesse mancate della democrazia; Fabrizio Tonello schizza il quadro di una società americana profondamente lacerata; Davide Grasso invita a elaborare un nuovo concetto di nazione democratica; Federica D’Alessio mostra come l’ossessione identitaria minacci tutti i processi laici e democratici.
Le discussioni ideologiche attorno al tema dell’identità hanno delle ricadute molto importanti anche per la ricerca scientifica: i biologi Jerry A. Coyne e Luana S. Maroja lanciano l’allarme sui limiti che le ideologie rischiano di porre alla libertà di ricerca scientifica, mentre Guido Barbujani ci mette in guardia dal rischio opposto, ossia quello di incappare in affermazioni che sono a loro volta molto deboli dal punto di vista scientifico, per esempio a proposito dell’uso delle “razze” come categoria di studio e analisi.

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IL SOMMARIO DEL NUMERO

SAGGIO 1
Susan Neiman -
Universalismo e tribalismo 
Contrariamente a quanto fanno credere i seguaci delle dottrine woke che bollano l’Illuminismo come un’espressione del colonialismo occidentale o dell’eurocentrismo, i pensatori illuministi sono stati i primi a condannare il colonialismo e a esercitare una feroce critica dell’eurocentrismo. E lo hanno fatto in ragione di una visione universalista non fideistica né ispirata dal divino, ma basata sull’indagine conoscitiva su noi stessi, alla ricerca di ciò che ci accomuna come esseri umani.

DIALOGO 1
Dipesh Chakrabarty e
Nelson Maldonado-Torres
in conversazione con Isabella D’Angelo
- L’universale minuscolo.
Prospettive di liberazione dal potere coloniale 
Per studiosi e studiose provenienti dalle realtà un tempo o tuttora colonizzate in diversi luoghi del mondo, si è sempre posto il problema di come relazionarsi alla pesante eredità culturale occidentale. Se alla fine del Novecento a prevalere erano gli studi postcoloniali, ancorati alla visione teoretica della modernità, oggi molti studiosi e studenti-attivisti nelle università soprattutto statunitensi preferiscono parlare di approccio decoloniale,
in ossequio al bisogno di “decostruire” lo sguardo occidentale. Due prospettive che, partendo da istanze comuni, giungono a conclusioni spesso diverse.

ICEBERG
identità e/o cittadinanza
Mirko CanevaroUna élite arcobaleno. Se le politiche di inclusione dimenticano la classe
I programmi di “Inclusion & Diversity” nelle università britanniche hanno ottenuto un risultato innegabile e in sé molto positivo: l’aumento della presenza di donne e minoranze etniche. Questo allargamento, tuttavia, è avvenuto interamente tra le classi sociali più alte, mentre le università sono diventate ancora più esclusive ed escludenti di un tempo su base socioeconomica.

Fabio Armao -
Cittadini in cerca di identità. Le promesse mancate della democrazia
e le sfide della globalizzazione
Nel Novecento si era rafforzata l’idea che lo Stato rappresentasse
il punto di arrivo del lungo processo storico di evoluzione della società umana; e che, in quanto entità politica e giuridica autonoma, avesse infine in qualche modo messo ordine nel mondo distinguendo, in sostanza, tra cittadini e stranieri e garantendo infine ai primi una condizione di uguaglianza giuridica. Ma il nuovo millennio sta minando questa certezza, anche a causa delle promesse mancate delle democrazie.

Fabrizio Tonello -
L’identità fragile degli Stati Uniti
Quella statunitense è una popolazione sempre più divisa in cui anche l’appartenenza politica è vissuta come l’adesione a una setta, senza incontro né confronto con chi la pensa diversamente. La segregazione, anche da questo punto di vista, appare come uno stile di vita, con votanti democratici e repubblicani saldamente suddivisi per Stati e territori. L’incontro fra le diversità, così tipico delle società contemporanee, cede il passo a una sempre più profonda estraneità e ostilità fra diversi.

Davide GrassoPer un concetto democratico di nazione
Un concetto nuovo e alternativo di identità nazionale è più che mai necessario, per contrastare le appropriazioni imperialistiche tanto dell’idea ancestrale di Stato-nazione, quanto della sua concezione civica; la condizione prima per giungere a una visione democratica e perciò laica di nazione è opporsi, concretamente e storicamente, a qualsivoglia operazione imperiale, sia essa di marca civica o ancestrale. Sostenere, perciò, le resistenze nazionali, a prescindere dal posizionamento verso di esse assunto dai propri governi, sulla base di valutazioni critiche autonome. E, all’interno delle resistenze nazionali, creare o sostenere forze democratiche animate da paradigmi nuovi, come quello rappresentato dal confederalismo democratico curdo.

Federica D’Alessio
- Guerre sante e laiche rivoluzioni
Tanto in Palestina e in Israele quanto in Iran, in Europa e nel cosiddetto mondo occidentale è necessario mantenere l’attenzione sulla laicità, come valore per chi lotta ma anche nello sguardo di chi osserva, per misurare i passi avanti e quelli indietro dei processi di liberazione e nella costituzione delle società civili. L’ossessione identitaria favorisce infatti approcci dottrinari che rendono a priori impossibile incontrarsi, e dunque impediscono qualsiasi possibilità di convivenza pacifica attraverso l’esercizio della cittadinanza.

SAGGIO 2
Mimmo Cangiano
- Essenzializzazione di ritorno. I paradossi del postmodernismo
La cultura postmodernista ha aperto di certo nuove questioni politiche e svelato una molteplicità di conflitti prima dissimulati; ma, espressione sintomatica delle logiche postfordiste, non riesce a concepire l’abbattimento del capitalismo perché ne condivide alcune direttive ideologiche. Rifiutando di riconoscersi in quanto espressione a sua volta di una fase storica, così come tali sono gli oggetti della sua analisi critica, si autoessenzializza, paradossalmente, in una norma statica e rigidamente binaria che divide in modo schematico il bene dal male e rischia di condividere lo stesso desiderio di essenzializzazione della realtà e del presente secondo i propri desideri, tipico di ogni ideologia borghese.

DIALOGO 2
Francis Dupuis e Déry, Vojin Saša Vukadinovic’, a cura di Giovanni Fava
- Cancel culture
fra fantasmi e realtà
Nelle accademie e nei dipartimenti universitari che si occupano 
di studi umanistici, studi di genere, teorie postmoderniste è in corso un conflitto acceso fra chi sostiene che l’affermazione di alcune correnti di pensiero, come per esempio le queer theory, si stia dando in forma di dottrina, esercitando vere e proprie forme di censura verso chi non è d’accordo con i dettami di tali correnti, e chi rigetta queste denunce e ritiene che anche solo proporle rappresenti una forma di connivenza con l’estrema destra e con i suoi attacchi 
alle “soggettività non conformi”.

IL SASSO 
NELLO STAGNO 1
Jerry A. Coyne  e Luana S. Maroja
- Il sovvertimento ideologico della biologia
Il campo scientifico della biologia, e particolarmente di quella evolutiva, si è scoperto non immune alle guerre culturali che già da tempo imperversano nei campus delle facoltà umanistiche e sociali. Oggi l’ideologia interviene pesantemente nella scelta di investire 
o meno su un progetto di ricerca, e interi filoni di indagine vengono abbandonati solo per paura delle controversie “politiche” 
che potrebbero generare. Con alcune conseguenze serie sulla possibilità per tutti noi di continuare ad avvalerci dei grandi vantaggi della scienza.

IL SASSO 
NELLO STAGNO 2
Guido Barbujani
- Perché il concetto di razza è inutile
Non c’è dubbio che l’ideologia cosiddetta “postmodernista” stia esercitando una forte invadenza sulla libertà di ricerca accademica, anche in campo scientifico. Ma nella necessaria opera di difesa dell’autonomia della scienza, dobbiamo fare attenzione a non incappare in affermazioni che sono a loro volta molto deboli dal punto di vista scientifico, per esempio a proposito dell’uso della “razza” come categoria di studio e analisi.

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Scopri il numero precedente: MicroMega 5/2023 “La scienza è una questione di metodo”



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