di Guglielmo Piombini
❇ 2° episodio della serie “In 5 minuti le idee che hanno cambiato il mondo”.
📖 Libro: Gustave Le Bon, Psicologia delle folle, Tea, Milano, 2013, p. 254, traduzione di Lisa Morpurgo, prefazione di Piero Melograni. Titolo originale: Psychologie des foules (1894)
Articoli pubblicati:
1. La mano invisibile. Adam Smith: la nascita dell’economia politica
2. Gustave Le Bon: psicologia sociale e psicologia individuale
Copertina
Come leggo su Wikipedia le teorie di Gustave Le Bon maturarono nella Parigi dell’ultimo trentennio del 19° secolo dove il sociologo francese fu testimone di tre grandi eventi di massa: la Comune di Parigi del 1871, l'ascesa del boulangismo nella seconda metà degli anni Ottanta e l'affare Dreyfus che creò una faglia nella politica francese a cavallo tra il 19° e il 20° secolo.
Nella illustrazione: a sinistra una donna, con in spalla un fucile, legge un manifesto della Comune del 1871, locandina del film del 2000 di Peter Watkins. Al centro la degradazione del capitano Alfred Dreyfus. A destra il “J’accuse” di Émile Zola. Entrambe le raffigurazioni sono tratte dal bellissimo film di Roman Polansky, J’accuse (su RaiPLay), con Louis Garrel nel ruolo di Dreyfus e Jean Dujardin in quello del tenente-colonnello Marie-Georges Picquart.
Buongiorno e buon fine settimana.
Secondo scaletta torna il nostro Guglielmo Piombini con un nuovo post della serie le idee che hanno cambiato il mondo. Confesso di doverlo ringraziare perché conoscevo appena il lavoro di questo sociologo francese, Gustave Le Bon, che è il protagonista di questo episodio.
Adesso ho acquistato l’edizione Kindle della Psicologia delle folle per il modesto importo di 3,99 € edito da TEA. Ma non so se avrò il tempo di leggerò. La sintesi di Piombini de anche l’introduzione al libro di Piero Melograni (disponibile nell’estratto Kindle) è quanto serve sapere come cultura generale.
Un libro influente
Il libro di cui vi parla Piombini, pubblicato nel 1984 in Francia, è arrivato piuttosto tardi in traduzione italiana, nel 1927, per essere ripubblicato nel 1946 in una nuova e più moderna traduzione e ristampato solo in tempi recenti. Si tratta di un’opera importante che ha avuto un influsso duraturo sul pensiero e sull’azione anche in campo politico nella prima metà del 20°secolo.
Le Bon, dal suo osservatorio privilegiato, la Parigi dell’ultimo trentennio del 19° secolo, considerò e studiò le problematiche del comportamento delle masse (che lui chiama folle – e qui ci sarebbe un po’ da scavare) nelle società industriali.
Le teorie di Le Bon influenzarono i movimenti di massa soprattutto di destra e vennero studiate da dittatori come Stalin e Hitler, e anche dal nostro Mussolini, ma pure dai pensatori della statura di Joseph Schumpeter, Max Horkheimner e Theodor Adorno che riconobbero il valore del lavoro precorritore di Le Bon.
… e antesignano
Si tratta appunto di un testo antesignano degli studi sulla psicologia di massa nelle società industriali e sul ruolo dell’individuo in questo contesto.
Lo stesso Freud, fondatore della psicoanalisi, dedicò nel 1921 uno studio specifico al rapporto tra psicologia sociale e psicologia individuale. In Massenpsychologie und Ich-Analyse (Psicologia delle masse e analisi dell'io) riportò e discusse in uno specifico capitolo le teorie di Le Bon a proposito delle quali scrive:
Le Bon si occupa delle modificazioni che l’individuo subisce nella folla e le descrive in termini che si accordano con i princìpi fondamentali della nostra psicologia dell’inconscio.
Beh, mica poco! Adesso, però, vi lascio al racconto di Guglielmo Piombini.
Buona lettura.
La psicologia delle folle
In 3 secondi: Nella folla l'individuo perde le sue capacità razionali.
Gustave Le Bon (1842-1931), antropologo, psicologo e sociologo francese, nacque a Nogent-le-Rotrou il 7 maggio 1841. Studiò medicina, anche se forse non si laureò mai. Tra il 1866 e il 1873 pubblicò alcuni lavori sull’anatomia, la fisiologia e l’igiene, poi rivolse i suoi interessi all’antropologia e all’archeologia. Intraprese quindi una lunga serie di viaggi in Europa, Africa e Asia, pubblicando su queste sue esperienze una dozzina di libri di buon successo. Raggiunse la notorietà però solo con la pubblicazione della sua prima opera di psicologia, Psicologia dell’evoluzione dei popoli, del 1894. L’anno successivo uscì invece il suo capolavoro, La psicologia delle folle. Fra le tante altre sue opere si segnalano La psicologia del socialismo (1898), La psicologia dell’educazione (1902), Psicologia politica (1910), Psicologia delle rivoluzioni (1912). Morì a Marnes-la-Coquette il 13 dicembre 1931.
In un minuto
Siamo all’inizio di un’era dominata dalla folle
La psicologia di una folla è completamente diversa da quella degli individui che la compongono
Nella massa i caratteri razionali dell’individuo si annullano a favore di quelli inconsci
Una folla è sempre intellettualmente inferiore all’individuo isolato
Sul piano morale le folle mostrano però una superiore abnegazione, dedizione, disinteresse, sacrificio di sé e senso di giustizia
Le folle sono mutevoli, irritabili, suggestionabili, autoritarie e intolleranti
Le folle sono spinte non dallo spirito di libertà, ma dal desiderio di seguire un capo
Le folle non si fanno influenzare dai ragionamenti, ma solo dalle immagini e dalle associazioni di idee
Le masse vengono trascinate dalle affermazioni, dalle ripetizioni e dal contagio mentale
Le giurie, i corpi elettorali e le assemblee parlamentari mostrano la stessa psicologia delle folle
L’anima della folla è determinata dall’anima della razza
L’avvento delle moltitudini segna l’inevitabile decadenza della civiltà occidentale
Per chi ha almeno 5 minuti
L’era delle folle
La caratteristica più rilevante dell’epoca contemporanea, secondo Gustave Le Bon, è la crescente potenza delle folle. Se un secolo fa le opinioni delle moltitudini non contavano quasi nulla, oggi la voce delle folle è diventata preponderante.
Le masse popolari sono entrate nella vita politica, formando dei partiti o dei sindacati davanti ai quali tutti i poteri capitolano. L’avvento delle moltitudini sul proscenio della storia costituisce secondo lo studioso francese un sintomo di declino della civiltà occidentale.
Le folle possiedono infatti solamente una potenza distruttiva e disordinata, mentre la civiltà implica regole, disciplina, capacità di sottomettere l’istinto alla ragione, preveggenza, grado elevato di cultura: tutte qualità inesistenti in una folla abbandonata a se stessa.
La psicologia della folla
La psicologia di una folla, infatti, è completamente diversa da quella dei singoli individui che la compongono: indipendentemente dalla loro intelligenza, cultura, occupazione o indole, questi acquistano una sorta di anima collettiva per il solo fatto di appartenere a una folla, che li fa sentire, pensare, agire in un modo tutto diverso da come farebbe ciascuno di loro separatamente.
Le attitudini intellettuali degli individui si annullano, e predominano i caratteri inconsci. Dal momento che fanno parte di una folla, le capacità di discernimento di un ignorante e di un sapiente si livellano, perché anche gli scienziati più illustri perdono la facoltà di osservazione e lo spirito critico.
Nell’aggregato di una folla quindi non vi è mai la somma o la media degli elementi che la compongono, ma la creazione di un elemento del tutto nuovo.
L’individuo nella folla
I caratteri specifici delle folle nascono da diverse cause. Innanzitutto l’individuo in folla acquista, per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza invincibile. Ciò gli permette di cedere a istinti che se fosse rimasto solo avrebbe sicuramente represso.
Essendo la folla anonima, il senso di responsabilità, che frena sempre gli individui, scompare del tutto. Una seconda causa è il contagio mentale: in una folla ogni sentimento e ogni atto è contagioso, al punto che l’individuo arriva a sacrificare molto facilmente l’interesse personale all’interesse collettivo.
In definitiva, quando fa parte di una folla l’uomo scende di parecchi gradini la scala della civiltà. Isolato era forse un individuo colto; nella folla è un istintivo e dunque un barbaro, che si fa facilmente impressionare dalle parole e dalle immagini.
La moralità della folla
Una folla, quindi, è sempre intellettualmente inferiore all’individuo isolato. Sotto questo punto di vista, la condanna di Le Bon è senza riserve. Sul piano morale, però, il suo giudizio è più complesso.
Egli riconosce che, dal punto dei sentimenti, può essere migliore o peggiore, a seconda da come viene suggestionata. Le folle spesso sono criminali, ma a volte il loro entusiasmo le porta a imprese eroiche e disperate, come quei volontari che partirono per le Crociate o per difendere il suolo della patria francese nel 1793.
L’interesse personale è prevalente in un individuo isolato, ma è di rado un impulso potente nelle folle. Grazie alla loro superiore abnegazione, dedizione, disinteresse, sacrificio di sé e bisogno di giustizia, le folle sono a volte capaci di raggiungere una moralità molto alta.
I sentimenti delle folle
La folla, a differenza dell’individuo isolato, è guidata quasi esclusivamente dall’inconscio, ed è quindi dominata dagli impulsi. Le folle inoltre sono mutevoli. Possono passare in un attimo dalla ferocia più sanguinaria alla generosità o all’eroismo più assoluto.
La folla, scrive lo studioso francese, diventa facilmente carnefice, ma altrettanto facilmente diventa martire. La folla inoltre è facilmente irritabile: come il selvaggio, non ammette ostacoli tra un desiderio e la sua realizzazione, perché il suo numero gli dà la sensazione di costituire un’irresistibile potenza.
Si lascia dunque andare con facilità a devastazioni, saccheggi, linciaggi, massacri.
Il contagio della folla
Altre due caratteristiche tipiche delle folle sono la suggestionabilità e la credulità. La folla si trova spesso in uno stato di trepida attesa. Un’abile suggestione contagia rapidamente tutti i cervelli, e impone a tutti la medesima direzione.
Dentro una folla vi sono pochi individui con una personalità abbastanza forte da non essere trascinati dalla corrente. Negli esseri suggestionati, spiega Le Bon, l’idea fissa tende a trasformarsi in azione. Si tratti di un palazzo da incendiare o di un’opera generosa da compiere, la folla vi si presta con la stessa facilità.
Attraverso le folle si propagano le leggende e le voci più stravaganti, perché gli uomini riuniti in folla tendono a credere alle affermazioni più assurde e inverosimili. Le osservazioni collettive sono le più erronee, perché nella maggior parte dei casi rappresentano l’illusione di un individuo che, attraverso il contagio, ha suggestionato anche gli altri.
Per questa ragione le folle sono sempre inaffidabili.
La folla è dittatoriale
Le folle infine, non avendo dubbi e possedendo una chiara consapevolezza della propria forza, sono autoritarie e intolleranti. L’individuo può accettare di essere contraddetto e di discutere, la folla non lo tollera mai.
Un oratore che osi contraddire apertamente una folla riunita viene accolto con urla di furore e, se insiste, viene immediatamente espulso, rischiando in certi casi addirittura il linciaggio.
Le folle, spiega Le Bon, rispettano la forza e si lasciano scarsamente impressionare dalla bontà, che considerano una forma di debolezza. Sempre pronta a sollevarsi contro un’autorità debole, la folla si inchina servile davanti a un’autorità forte.
Passano dunque alternativamente dall’anarchia alla sottomissione. Lasciate a se stesse, presto si stancano dei loro disordini e si orientano per istinto vero la servitù: ad esempio, i più fieri e intrattabili fra i giacobini acclamarono entusiasticamente Napoleone quando questi impose la sua autorità.
Come un capo si impone sulla folla
Le folle non sono influenzate dai ragionamenti, ma solo da immagini e da grossolane associazioni di idee.
Gli oratori che sanno impressionarle, come Pietro l’Eremita, Lutero, Savonarola o i capi della rivoluzione francese, fanno appello ai sentimenti e mai al raziocinio. I grandi persuasori che accendono l’animo delle folle non sono retori sottili, ma persone soggiogate da un credo.
L’intensità della fede conferisce grande forza di suggestione alle loro parole. Il loro compito è quello di riprodurre negli animi delle masse il formidabile potere della fede, che rende gli uomini schiavi di un sogno e decuplica le loro energie.
La folla semplifica
Il trascinatore di folle, nota Le Bon, può anche essere intelligente e istruito, ma queste qualità rappresentano spesso uno svantaggio:
«Infatti, dimostrando la complessità delle cose, e consentendo di spiegare e di capire, l’intelligenza rende più indulgenti e riduce di molto l’intensità e la violenza delle convinzioni necessarie agli apostoli» (p. 237).
I metodi giusti per impressionare le folle sono l’affermazione pura e semplice, svincolata da ogni ragionamento e da ogni prova; la ripetizione, che radica l’affermazione nell’inconscio al punto da diventare una verità dimostrata; e il contagio: quando un’affermazione è stata ripetuta a sufficienza, e sempre allo stesso modo, si forma una corrente d’opinione.
Attraverso il contagio, ad esempio, l’esplosione rivoluzionaria del 1848, partita da Parigi, si estese bruscamente a gran parte dell’Europa e sconquassò parecchie monarchie.
CITAZIONE RILEVANTE
Il furore delle folle
«Per l’individuo nella folla, la nozione di impossibilità scompare. L’uomo isolato sa benissimo che non potrebbe, da solo, incendiare un palazzo o saccheggiare un negozio. La tentazione di farlo non lo sfiora nemmeno. Ma quando si trova in una folla, prende coscienza della forza che gli viene dal numero, e crede immediatamente alla prima istigazione al massacro o al saccheggio. L’ostacolo inatteso sarà infranto con frenesia» (p. 62).
Per approfondire
Prima di andare
Claudia Cardinale. Il Museum of Modern Art di New York dedica dall’8 al 21 febbraio una retrospettiva a Claudia Cardinale che si apre con la proiezione de “La ragazza di Bube” di Luigi Comencini (su RaiPlay), restaurato per l’occasione. Qui la lista dei 15 film proiettati nella rassegna. È una delle pochissime retrospettive che il MoMA destina a un’artista vivente. Un grande riconoscimento per l’attrice italiana e per il nostro cinema. La rassegna è accompagnata da uno splendido libro pubblicato da Electa dal titolo “Claudia Cardinale. L'indomabile-The indomitable”, curata dalla figlia Claudia Squitieri.
Amsterdam. Nella bellissima città di Spinoza il 10 febbraio apre una mostra che dire imperdibile, non è ripetere un consunto refrain. Fino al 4 giugno. Il Rijksmuseum (il Louvre olandese) ha messo insieme 28 opere di Johannes Vermeer per la più grande mostra sull’artista di Delf mai realizzata. Ad oggi si conoscono solo 36 opere attribuitegli. Ciò dà l’idea della quasi completezza della mostra del Rijks. Se vogliamo evitare “la vergogna aereo”, come dicono gli svedesi del volare a scopo turistico quando ci sono alternative, è possibile raggiungere Amsterdam in treno da Milano via Parigi. Con Trenitalia AV fino a la Gare de Lyon e da lì con Thalis (TGV) ad Amsterdam, poco più di 11 ore in tutto. Potete fermarvi anche un giorno a Parigi che è piena di iniziative. Piuttosto costoso, circa 160 euro a tratta. Da Parigi si può prendere anche un BlaBlaCar Bus da Bercy. Il costo complessivo scende a una 90na di euro, ma le ore salgono a 15.