Mah… Mi sembra un articolo intellettualmente disonesto. Quel fuori di cui parla è solo nella nostra bolla transfemminista.
Se la nostra società è sessista, è chiaro che quellə ragazzə siano sessiste. Ma per fortuna hanno tutto il tempo di crescere e capire.
Dall’articolo, invece, mi sembra traspaia un certo determinismo per nulla scontato. Non è vero che se a 15 anni sei sessista, allora lo sarai tutta la vita, dai!
A 15 anni ero un bullo. Tutta la mia classe era bulla. Poi tantə di noi hanno capito.
Invece di disperarci per lə adolescenti, iniziamo a fare educazione sessuale ed effettiva per noi adulti ché mi sembra che ne abbiamo bisogna tanto quanto lə giovani, o forse di più.
Già il fatto che una docente si prenda la sbriga di “sputtanare” lə suə alunne su Il Post, la dice lunga su quanto noi adulti considerano lə adolescenti non come delle persone da rispettare e in grado di autodeterminarsi (quellə bravə direbbero “agency”), ma dei pupazzetti da usare per scrivere trattati sociologici della domenica al grido “Oh, signora mia lə giovani d’oggi: dove andremo a finire?”.
Mi chiedo: questa prof. ha chiesto allə ragazzə il consenso per scrivere questo articolo? Si è confrontata con loro?
Non sarebbe stato più figo un articolo scritto insieme allə suə studenti?
Un articolo dove la profe si mette in gioco lei stessa ché di sicuro - come me, come noi - non sarà immune alle logiche del patriarcato.
Un articolo dove insieme allə ragazzə riflette sulle relazioni, senza dar nulla per scontato e senza sminuire quello che provano, anche se a noi per me è tossico.
Cosa pretendiamo che lə ragazzə conoscano il consenso se noi adulti prendiamo le loro opinioni e storie senza neppure chiederglielo?
Se prendiamo le loro vite e le generalizziamo per fare un ritratto di una generazione alla deriva?