Scelte riproduttive non eteropatriarcali e scelte non riproduttive
🥚 su Angela Balzano, Per farla finita con la famiglia. Dall’aborto alle parentele postumane, Meltemi, 2021
🥚 La premessa è che non è un libro facile, o cosiddetto per tuttə.
Nulla a che vedere, tanto per cominciare, con la saggistica transfemminista mainstream che, pur avendo indubbi meriti divulgativi nella costruzione di una cultura pop femminista, veleggia più su riassunti semplificati di un limitato numero di concetti e pensieri filosofici altrui; per lo più riconducibili a poche figure del femminismo diventate iconiche o soggette a riscoperta.
Si aggiunga inoltre che il saggio di Balzano - “ricercatrice precaria eco/ cyborg/ femminista”, docente del modulo Scienze del Master in Studi e politiche di genere dell’Università degli Studi Roma Tre - si inserisce nel solco filosofico del postumanesimo e del cyberfemminismo, dell’antropocene e del biocapitale: concetti astrusi e astratti, per i più; eppure necessari per pensare il presente e (ri)pensare il futuro.
🥚 La citazione (pagg. 55-57)
[…] il futuro non è la promessa aleatoria condensata nell'immagine di un bambino mai nato. La cura non esiste solo nel rapporto "mamma-bebè-papà", non è la biologia a stabilire le geografie dei nostri affetti.
Il futuro è il nostro desiderio di vivere mondi in cui le forme di riproduzione e sessualità non conformi alle norme eterosessuali e le scelte non riproduttive abbiano pieni spazi di esercizio e autonomia: è il presente che costruiamo ogni giorno nelle case e nei centri delle donne, nelle collettive e nelle consultorie, nei mille luoghi on e offline dei femminismi che non smetteremo mai di ri/creare e amare.
Il futuro è il nostro desiderio di vivere in mo(n)di in cui la riproduzione e la salute delle persone non umane conti quanto la riproduzione e la salute delle persone umane […] La cura non esiste solo nelle relazioni tra persone umane: combatteremo lo specismo che domina il presente e se dovremo trasformare la biologia in fantascienza trans/ ecofemminista ci troverete pronte. Non sarà l'ipervalorizzazione del potenziale vitale ipoteticamente insito nel non-nato umano a orientare l'etica dei mondi a venire. Tutto troppo astratto, troppo poco radicato nella carne e nella materia.
Le biopolitiche pro-vita occidentali sono antropoçentriche e suprematiste, misogine e fasciste. Nutrono il culto dell'eccezionalismo umano, sono cioè convinte che la natura umana sia unica e che non ci sia limite all'azione dell'uomo, e per la sua perenne rigenerazione devastano ecosistemi e uccidono altre forme di vita. Lanciano strali sul calo demografico contro ogni evidenza, parlano di "apocalisse della nazione" non appena il fertility rate (tasso di fertilità) scende sotto la soglia del 2.1, mistificando i termini del problema. Che la specie sapiens non sia a rischio di estinzione è un fatto, rientra nella categoria "minor preoccupazione", perché "molto ampiamente distribuita, adattabile, in attuale aumento e non esistono rilevanti minacce che possano risultare in un declino della popolazione complessiva" (International Union for Conservation of Nature - IUCN 2008).
Il fertility rate del futuro eco/ cyborg/ transfemminista non misurerà le nascite umane per donna in età riproduttiva, abbiamo già cominciato a sovvertire l’indicatore! Il fertility rate imploderà perché incommensurabile e la biodiversità, quando l'uomo smette di essere l'unico da riprodurre. Mettendoci a contare l'incredibile varietà di esserini che popola il pianeta perderemo forse contezza dei confini stabiliti da biologia specista ed economia capitalista, riconosceremo forse che siamo e saremo sempre parte della natura. Non siamo tra gli animali "la specie che...”, siamo gli animali che dunque siamo, non possiamo che pensare con loro, perché non siamo altro da loro (Timeto 2020, p. 201). Siamo la naturacultura che dunque siamo, la cura e il lavoro ri/produttivo del futuro che stiamo costruendo si fanno interregno, anelano alla giustizia multispecie e non alla supremazia dell'umano. Nella cornice del compostismo e del postumanesimo femminista #moltopiùdi194 significa giustizia riproduttiva multispecie e zoecentrata.
Possiamo tenere insieme le lotte per l'autodeterminazione delle donne e delle soggettività LGBTQI+ con quelle per la sopravvivenza della Terra, occorre solo immaginare altri mo(n)di ri/produttivi. L'impiego delle nuove tecnologie potrebbe essere parte di questo futuro non eteronormato, antispecista e geocentrato. Fecondazione assistita ed ectogenesi, ingegneria genetica e informatica possono rivelarsi potenti strumenti per sovvertire l'attuale ordine familista ed eccezionalista, per interrompere la sofferenza ecologica di popoli ed ecosistemi. Non deleghiamo agli esperti del tecno-capitale l'invenzione e la gestione di dispositivi e tecnologie, non riproduciamo l'umano a scapito del non-umano. Interroghiamoci e immaginiamo la fanta/tecnoscienza femminista, intessiamo parentele postumane, perché le possibilità di vita siano comuni, mai più antroponormate.