Gli importanti retroscena dei gravi incidenti verificatisi in Kosovo. Nel 2013, Pristina e Belgrado si erano impegnate in lunghi colloqui mediati dall'alto rappresentante dell'UE Catherine Ashton, con l'obiettivo di normalizzare le loro relazioni.

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(Com’è noto, il Kosovo ha dichiarato l'indipendenza dalla Serbia nel 2008, che tuttavia non è riconosciuta da Belgrado).

Questi colloqui hanno prodotto il celebre Accordo di Bruxelles, in base al quale il governo del Kosovo ha accettato di istituire la cosiddetta “Associazione (o Comunità) dei comuni serbi” nelle città settentrionali del Kosovo dove i serbi sono la maggioranza: Mitrovica settentrionale, Zubin Potok, Leposavić, Zvečan, Štrpce, Klokot, Gračanica, Novo Brdo, Ranilug e Parteš.

 

Eppure, dieci anni dopo, Pristina non ha ancora istituito questo organismo. L'attuale leader del Kosovo, Albin Kurti, ha anzi puntato la sua carriera politica sull'opposizione alla creazione dell'Associazione/Comunità dei comuni serbi.

 

Ad aprile, Kurti aveva annunciato che si sarebbero tenute le elezioni nei comuni a maggioranza serba nel nord. I serbi hanno affermato che avrebbero partecipato alle elezioni solo se Pristina avesse prima istituito la Comunità dei comuni serbi.

 

Quando l’Occidente ha espresso solo un vaghissimo rifiuto ai piani dichiarati di Kurti – esprimendo alcune lievi riserve sull'idea delle elezioni, ma non prendendo una posizione ferma – Kurti ha correttamente letto ciò come un tacito sostegno, e un via libera di fatto.

 

Le elezioni si sono svolte in un'atmosfera "da circo". Nel mezzo del boicottaggio serbo, ha preso piede una bizzarra narrazione: Vucic a Belgrado (con Putin dietro di lui) avrebbe il controllo della popolazione serba del Kosovo e l'avrebbe costretta a boicottare le elezioni.

 

Secondo questa fantasia, i serbi del Kosovo vivrebbero felici e in armonia nel Kosovo di Kurti se non fosse per il rifiuto di Vucic di smettere di esercitare il controllo da Belgrado. Questa fantasia non rispecchia la realtà sul terreno.

 

La maggior parte dei serbi del Kosovo, anche quelli che non amano Srpska Lista (il principale partito politico serbo in Kosovo) e Vucic, rimangono tuttora più propensi ad allinearsi con qualsiasi politico serbo rispetto a Kurti, che è percepito come un nazionalista albanese.

 

Le recenti violenze sono emerse dopo che i sindaci albanesi eletti nella consultazione boicottata dai serbi, conclusasi con un’affluenza di appena il 3,47%, hanno tentato di insediarsi nelle municipalità a maggioranza serba, sostenuti dalle forze di polizia del Kosovo.

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Per capire dove risiedano le responsabilità, basti ricordare che Regno Unito, Francia, Italia, Germania e USA hanno tutti condannato la decisione del governo kosovaro di imporre con la forza l’accesso dei sindaci ai municipi nel nord del Kosovo.

reuters.com/world/europe/uk-france-ital…

 

L’ambasciatore USA Jeff Hovenier ha condannato l’iniziativa del governo del Kosovo sospendendo Pristina dalla partecipazione alle esercitazioni NATO “Defender Europe 23”. Kurti sembra tuttavia determinato a non tornare sui suoi passi.

twitter.com/USAmbKosovo/status/16621013…

 

Le posizioni di USA e UE sono parse spesso ipocrite, e troppo permissive nei confronti dell’intransigenza kosovara. Ora arriva l’annuncio che altri 700 soldati della NATO giungeranno in Kosovo, decisione che potrebbe essere foriera di nuove tensioni.

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