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Vi allego MASCHERA DI SUDORE, sceneggiatura scritta da me e in cerca di chi abbia voglia di disegnarla. Se non vedete l’immagine qua sotto potete scaricarla in idratante formato pdf da questo umido link qua.
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Se tutto è andato per il verso giusto mentre voi leggete questa mail io sono al Thought Bubble Comic Convention ad Harrogate.
Quando torno vi racconto come è andata.
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Un paio di settimane fa vi ho mandato una mail in cui ho spiegato di come la vedo io sulla questione “fare fumetti full-time o part-time”, se volete potete leggere tutto dall’archivio andando qua.
Adriano Barone ha linkato (restacckato?) la mail citandone una parte e aggiungendo un’osservazione che si collega al discorso, che trovo precisa nel sottolineare un aspetto fondamentale dello scrivere per lavoro (o del fare un lavoro creativo in generale). Qua sotto uno screenshot dell’osservazione di Adriano:
Caso mai non si caricasse l’immagine, il testo è il seguente (in corsivo il testo citato dalla mia mail, in grassetto l’osservazione di Adriano:
“se vi tocca fare fumetti come secondo lavoro posso capire se vi rode il culo perché magari vorreste farlo full-time, ma non sentitevi sminuiti per questo.” D’accordissimo. Al contempo: visto che avete già probabilmente uno stipendio, non svendetevi, perché fate abbassare le tariffe e chi cerca di vivere esclusivamente di quello non riesce perché voi accettate di lavorare a poco o niente e lo rendete uno standard.
Ecco, Adriano dice una cosa importantissima: accettare un pagamento troppo basso frega tutta la categoria.
E lo dico da persona che nella sua carriera ha accettato pagamenti troppo bassi. Vuoi perché non sapevo bene come funzionasse il mondo editoriale, vuoi perché in quel momento non potevo rifiutare dei soldi.
Il secondo motivo è uno dei più spinosi, e qua sono io a parlare di come la vedo io. Non me la sento di fare i conti in tasca agli altri e posso capire perché chi vuole esordire o ha bisogno di soldi accetta pagamenti bassi. Se bisogna pagare le bollette si fa quello che tocca fare. Che si tratti di scrivere o qualsiasi altro lavoro. Però le cose, secondo me, cambiano nel momento in cui la scrittura non è quello che sostenta la persona.
Per essere fin troppo sintetici: se avete uno stipendio regolare, perché accettare un pagamento troppo basso per la vostra storia?
Gavetta? Se si abituano a pagarvi poco, vi pagheranno (quasi) per sempre poco, e la gavetta pagata poco probabilmente non vi fa crescere un granché nemmeno come capacità. E la gavetta, in generale, ha senso di esistere quando viene fatta sapendo che poi ci sarà un passaggio a pagamenti migliori e opportunità migliori.
Necessità creativa? Capisco l’attrattiva di poter fare il fumetto che desiderate. Però. Se vi danno una cifra davvero davvero bassa, e avete uno stipendio, forse non ha più senso autoprodurvi? Guadagnare poco per guadagnare poco, avrete almeno tutta la libertà che volete per scrivere quello che desiderate. E se le cose girano bene avrete pure la soddisfazione di aver fatto tutto o quasi da voi.
Il pregio di venir pubblicati da una casa editrice che apprezzate? Se vi offrono una cifra davvero davvero bassa, la apprezzate ancora? Le sue politiche nel trattare chi scrive per loro vi convincono ancora? Trovate giusto il valore che danno al vostro lavoro e al lavoro di chi pubblicano? Le risposte sono vostre e personali, non posso rispondere per voi. Però ogni volta che rispondiamo stiamo, in parte, rispondendo anche a nome della categoria.
Come dicevo, per me fare fumetti part-time non sminuisce il valore dei fumetti, e nemmeno di chi li fa part-time. Però se da una parte avere uno stipendio slegato dalla scrittura dona sicurezza economica (o almeno si spera!), dall’altra dona pure una certa responsabilità: proprio perché non si ha bisogno di accettare offerte al ribasso per campare, sarebbe forse più corretto rifiutare pagamenti ridicoli, per non svalutare il proprio lavoro e quello di tutta la categoria.
Già è discutibile che chi fa lo scrittore full-time accetti certe cifre, ma se non ha altre entrate è più o meno costretto dalle regole del gioco, però che certe cifre siano accettate da chi non ne ha nemmeno bisogno diventa più difficile da digerire e comprendere.
Come dicevo, la vedo così io, non prendete questo ragionamento come assoluto, soprattutto non vorrei passasse l’idea che sono ragionamenti di Adriano, il suo commento mi ha solo dato lo spunto per mettere nero su bianco due riflessioni. Che sono appunto riflessioni, sono in divenire e muteranno nel tempo confrontandomi con altre persone che fanno fumetti e lavori limitrofi*.
Nel frattempo se volete leggere riflessioni sul lavoro di chi scrive per lavoro vi rimando proprio alla newsletter di Adriano, la trovate qua.
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* Parlando di confrontarsi con altre persone che fanno fumetti e lavori limitrofi. Sono stato a Lucca Comics & Games. Un’edizione con molto fermento. Forse l’edizione con più fermento a cui abbia mai partecipato io in, più o meno, 15 anni di fiera (forse di più?). C’è LaPolemica™ di cui avete sentito parlare e di cui non parlerò perché non sono attrezzato per farlo, per cui mi limito a un altro aspetto e discussione che ho intercettato, e che sto intercettando sempre di più da circa un anno, forse poco di più: sempre più persone parlano sempre più apertamente di pagamenti e contratti.
La trovo una cosa ottima. Spero che questo sia un atteggiamento sempre più diffuso. Nonostante alcune difficoltà fisiologiche di alcune situazioni (ci sono contratti con NDA, Non Disclosure Agreement, cioè non si può parlare di alcuni o tutti i contenuti del contratto), trovo sempre più persone che hanno l’esigenza di confrontarsi sul lavoro e la professione di chi fa fumetti, oltre che sulle questioni artistiche.
Si parla di pagamenti a pagina, di forfait, di royalties, di esclusive, di diritto d’autore e della sua cessione. Ma si parla anche di situazioni che, in altri ambiti di lavoro più strutturate, potremo definire come mobbing.
Non so se sono io ad aver aperto più le orecchie rispetto a prima, se il fatto di collaborare con Autori di Immagini mi mette in una posizione diversa rispetto a prima o, se come suppongo io, ci sia un sempre più ampio spicchio di persone che si è rotta le palle di essere trattata a pesci in faccia sul lavoro (e qua parlo di tutto il mondo del lavoro), ma mi pare evidente che sta aumentando la consapevolezza di quali sono i diritti di chi fa fumetti (e lavora in editoria e intrattenimento) e di come può e vuole ottenerli. La cosa mi pare molto sana e spero che questo fermento non si fermi e, anzi, prosegua trovando modo di stappare qualcuno dei tappi che bloccano il mondo del fumetto.
Bada lì, c’ho tirato fuori pure l’immagine poetica.
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Sempre a Lucca ho fatto cose e veduto gente, meno di quanto avrei voluto come al solito. Per me è stata una Lucca di cose che si sono mosse e persone che mi hanno dato molto in 5 giorni di delirio. Ci torno sopra una volta che torno dall’Inghilterra, sperando di aver tempo di riposarmi. Per ora vi lascio con una delle migliori rappresentazioni che mi abbiano mai fatto, opera di Capitan Troll:
Ho riso quando Cap me l’ha mostrata e continuo a ridere guardandola ora. Peraltro se tutto si incastra bene è andata sul serio così, incrociamo le dita.
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Effettivamente sono arrivato ad Harrogate e il festival si sta rivelando una figata più di quanto potessi anche solo prevedere.
Ancora sono qua mentre vi scrivo ma spero di tornarci.
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E mentre ero in viaggio è uscito l’annuncio che Fai Rumore, l'antologia curata da Moleste edita da Il Castoro in cui trovate una storia scritta da me e disegnata da Eli Beli Borrelli, verrà pubblicata negli Stati Uniti per Dark Horse.
Quindi sbarco ufficialmente negli USA e con una compagnia ottima.
Più in là se ne riparla.
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E pure questa mail che vi spedisco dall’UK l’abbiamo mandata, programmata con largo anticipo, forse aggiornata nel frattempo. Chi lo sa. Spero stiate bene e in caso contrario che possiate starlo in futuro.
Da quanto tempo non senti quella persona?
Ci si becca fra una settimana!
Davide Costa