
Dodici giorni a casa dei miei, e non ho sbroccato. Come ha detto qualcuno su Threads1, Natale da solo è l’esame di maturità dopo anni di terapia, e io ci ho aggiunto una permanenza doppia rispetto alle previsioni.
Natale è così: ogni anno lo aspetto per mettere in pausa il mondo senza sentirmi in colpa, e ogni due anni penso “Che fatica”. Poi mi ricordo che il problema non è la famiglia in sé, ma la distanza che ho messo fra me e loro e lo sforzo che ho profuso nel costruirmi come persona adulta. Se ogni due anni torno a fare il Natale al nord è anche perché il Natale al nord ha le sue gioie: per esempio, quest’anno mio nipote Davide, il Grande Presobene, ha reagito ai suoi regali urlando “È il più bel giorno della mia vita!” Vorrei poter distillare la sua positività e tenermela in tasca, due gocce di Eau de Nene per recuperare la gioia di vivere nei momenti di crisi.
Adesso però sto andando a casa, nel mio casino di libri ovunque, pasti consumati all’ora che dico io, casa mia e la mia città, non ero così felice di ritornarci dal 20 dicembre 20212. In cuffia ho una playlist fatta per gli studenti del mio corso di Storia del costume, e ogni volta che arriviamo a Fragole buone buone penso: madonna che capolavoro. Di canzoni che raccontano l’epidemia di eroina nell’Italia degli anni ‘80 ce n’è una certa quantità, ma questa è la più bella in assoluto. Fight me (nei commenti).
La mia imprescindibile opinione sull’affaire Ferragni-Balocco
Non vedevamo l’ora di vederla fallire. Troppo bionda, troppo bella, troppo magra, troppo ricca, troppo imperturbabile, troppo di successo. Certo, con la letterina di Sanremo alla piccola Chiara un po’ aveva vacillato, la stola “Pensati libera” ha generato più meme che autocoscienza, ma nel complesso era tutto troppo, no? Prima o poi qualcosa doveva succedere, un incidente, un intoppo, un errore, ed eccoci qua. Tutti pronti a festeggiare la caduta dell’idolo.
Se quello che è successo con i pandori e con le uova di Pasqua sia una truffa o un “errore di comunicazione” lo deciderà la giustizia, ma intanto il danno reputazionale è fatto. Non sarà un milione di euro, o due, ma nemmeno dieci a ripararlo: la reputazione non è un risorsa rinnovabile, soprattutto per chi ha costruito la sua immagine su valori positivi, mai un attacco ad altre persone, mai una polemica che non fosse la risposta a una provocazione, solo sorrisi, bambini simpatici, amore familiare e autostima. E ora i media, come uccelli spazzini, banchettano su quello che resta: le foto della prima passeggiata dopo lo scandalo, la notizia del sold out (vero o presunto) del pigiama grigio contrizione. E continueranno, perché alla narrativa della caduta seguirà quella della penitenza, del perdono e della rinascita, e tutto fa clic.
Non ci sono mai piaciute, le influencer, o meglio: non sono mai piaciute ai vecchi e ai moralisti di tutte le età, uno perché sono a larga maggioranza donne, e due, perché agli occhi del mondo fanno un mestiere ridicolo, quattro foto, due video ed ecco che arriva il bonifico (e non è così: per farlo bene, e farci i soldi, bisogna essere capaci. Non necessariamente istruite, ma capaci). Non ci sono mai piaciute perché molte usano il loro corpo, lo esibiscono, lo sfruttano per erotizzare i prodotti, per renderli attraenti, aspirazionali. Non ci piacciono, perché sono donne che vivono nel patriarcato capitalista secondo le regole del patriarcato capitalista. E alla maggior parte della gente il patriarcato capitalista va benissimo (e non fanno alcuno sforzo per contrastarlo) se le donne lo subiscono e ne sono penalizzate, non se ne traggono vantaggio.
Non dico che la critica a Ferragni sia ingiustificata, tutt’altro: al di là dell’episodio specifico, però, è incredibile che non ci rendiamo conto di quanto sia sbagliato un sistema che rende possibile accumulare ulteriore ricchezza a chi è già ricco, e che a una tassazione equa e progressiva che consenta di finanziare adeguatamente sanità, scuola e servizi preferisce la beneficenza, che genera un ritorno d’immagine per chi la fa e può essere comunque recuperata (almeno in parte) dalle tasse.
Possiamo perdere tempo a sfottere Ferragni e a gioire per lo scandalo, per carità, ognuno si diverte come può: tutta questa energia negativa convogliata nella sua direzione verrà riconvertita, nel tempo, in motore per il riscatto. Resta da capire se è veramente così che la vogliamo usare, o se magari questi kilojoule possono essere utilizzati in qualcosa di più costruttivo.
A proposito di soldi che fanno altri soldi
Ero indecisa se consigliare American Dream, il nuovo podcast di Marco Maisano. Non perché sia un prodotto confezionato male (tutt’altro: Maisano è bravo, molto bravo) ma perché a un certo punto, nell’ultimo episodio, uno degli intervistati, nel tentativo di spiegare una forma di pregiudizio di conferma molto comune nel mondo del calcio, se ne esce tranquillamente con la seguente figura retorica: “Nessuno vuole sentirsi dire che ha la fidanzata zoccola”. Lì ho pensato: che merda la misoginia casuale, che brutto che sia stata lasciata lì, senza commento, come se fosse normale esprimersi in questo modo. Però il resto della storia è talmente incredibile e ben confezionata e cinematografica che mi sono detta: vabbe’. Ne parlo lo stesso, però avverto.
La storia di Raffaello Follieri, faccendiere pugliese con il sogno di sfondare a New York che riesce a farsi prendere sul serio dai Clinton, fidanzarsi con Anne Hathaway e truffare una quantità di gente usando un gancio non molto sicuro con la Chiesa Cattolica, e che ora, dopo aver scontato una condanna per frode, dice di voler comprare la Roma, è una storia pazzesca se presa in sé. È anche, però, identica a decine di altre storie di uomini carismatici (più di rado, donne) che riescono a farsi finanziare con milioni su milioni per affari inesistenti, e usano quei finanziamenti per consolidare l’apparenza di gente che ha i milioni, e che quindi te ne farà fare altri. Soldi che generano altri soldi, almeno finché il gioco funziona: e molto spesso funziona, tanto più che Follieri, appunto, è di nuovo in pista. Come è di nuovo - e tuttora - in pista Adam Neumann, fondatore di WeWork a cavallo fra la mitomania e la cialtronaggine, sposato con la cugina di Gwyneth Paltrow, un’odiosa istruttrice di yoga tutta boria e velleità che nella serie WeCrashed è interpretata in maniera magistrale da… Anne Hathaway. Guarda che bel cerchio che si chiude.
C’è una morale in queste storie, e non ha a che vedere con gli individui. Ha a che vedere con una società che facilita la vita ai ricchi e con la fiducia che le persone sono disposte ad accordare a chi sembra già essere in possesso di un cospicuo capitale sociale. La favola di quello che si è fatto da solo è una favola, appunto, e lo era anche quando l’ascensore sociale non era ancora fermo: negli anni ‘50 e ‘60, un’anomalia nella storia che non si è mai ripetuta e che speriamo non si ripeta mai.
I maschi di mezza età e la fase “pacche sulle spalle” dell’autocoscienza di genere
La questione della responsabilità maschile nella violenza di genere è diventata ormai ineludibile. C’è chi la nega, chi la respinge, chi fa delle gran supercazzole per cercare di far credere che lui ha capito tutto prima e meglio di chi studia la questione da decenni, e chi frigna sentendosi perseguitato: ma ormai anche l’ultimo degli scemi dell’internet è costretto a farci i conti. Al netto di quelli che hanno già cominciato il loro percorso nei femminismi, ognuno con la sua velocità, il nuovo trend - soprattutto fra gli uomini di mezza età che non vogliono dare l’impressione di rimanere indietro - è darsi le pacche sulle spalle da soli: da “non tutti gli uomini!” siamo passati a “che bravo quello lì, che non ammazza le donne”.
L’esempio eclatante è la retorica generata dal caso del femminicidio di Vanessa Bellan, uccisa dal suo ex amante. Un caso che ha dato a diversi opinionisti blasonati l’occasione di tessere le lodi del marito di lei, che non solo non ha rotto la relazione dopo aver scoperto il tradimento, ma ha anche deciso di ricomporre la frattura e non è andato a cercare l’amante della moglie per vendicarsi. In pratica, lo stanno lodando perché non l’ha ammazzata lui, ma gliel’ha ammazzata qualcun altro.
Ecco, ragazzi, fermatevi un attimo. Posto che nessuno obbliga nessun altro a mantenere in piedi un matrimonio dopo un tradimento, tenerlo insieme NON è un atto eccezionale. A meno che quel tradimento non venga considerato una ferita mortale all’onore del tradito, offesa che fino al 1981 la legge italiana riconosceva concedendo le attenuanti a chi, appunto, si vendicava uccidendo la moglie fedifraga. Fino al 1969, la moglie fedifraga era punibile per il reato di adulterio; il marito, solo nel caso in cui portasse l’amante a vivere in casa (e si configurasse, pertanto, il reato di concubinato). Non sono secoli fa. Molti degli uomini responsabili dell’educazione dei giovani sono nati e cresciuti prima dell’abrogazione di queste leggi, e sappiamo benissimo che le convinzioni durano molto più a lungo delle norme che dovrebbero contrastarle. Ancora oggi non sono pochi gli uomini che pensano che un tradimento sia un’onta che può solo essere lavata con il sangue: un esempio su tutti Clemente Russo, che lo disse davanti alle telecamere del Grande Fratello.
Le donne, al contrario, hanno più spesso perdonato i tradimenti, o hanno chiuso un occhio. Non tutte e non sempre, ma con notevole frequenza, e sapendo che a parti inverse avrebbero corso rischi ben maggiori della semplice rottura del legame matrimoniale. Di sicuro è molto raro che le donne uccidano i mariti infedeli: il tradimento ai danni della moglie è visto come una “naturale” conseguenza dell’essere maschi e viene addirittura giustificato con la pseudoscienza ormonale; mentre delle donne si dice che tradiscano “con il cuore”. Il tradimento della donna sarebbe, quindi, più grave.
Sono tutte cazzate, ma non è questo il punto. Il punto è che l’asticella da saltare per dirsi uomini buoni e modelli positivi è poggiata per terra, e questi pensano che ogni uomo che non ammazza la moglie che l’ha tradito sia il Gimbo Tamberi della maschilità positiva, piuttosto che uno che si mantiene entro i limiti della decenza umana. Minimo sforzo, massimo risultato, eh? Lasciamoci così, allora: con me che dico che no, non basta, che la decostruzione e ricostruzione della maschilità è un’azione, non una sottrazione di negatività che si dà per scontata. Sta nelle cose che si fanno, non in quelle che non si fanno.
Ci risentiamo nel 2024. Cerca di stare bene, festeggia con chi ami, dai un bacio a chi vuoi tu.
Giulia
Il nuovo social di Meta, del quale mi riservo di parlare in un altro momento.
Data che verrà spiegata al momento opportuno.
Certo che anche tu, due parole ma che densità. Natale: sono riuscito a smontare un dialogo sul negazionismo climatico con civiltà (arrivati a pareggio ma è molto per me). Posso migliorare.
Caso Ferragni, io la penso così: https://recruiters.substack.com/p/riprendiamoci-internet-episodio-i non sono bravo nelle sintesi, se anche non leggi non me ne farò una malattia, ma avrei voluto leggere questo tuo pezzo prima, mi sarebbe servito.
Soldi che fanno soldi: è sempre stato così. Anni fa lessi un libro "La teoria dei rendimenti crescenti" che in sintesi diceva: chi ha avrà di più, chi non ha avrà meno. Incoraggiante.
L'asticella poggiata a terra e le pacche sulle spalle: si e no. Si perché hai ragione, non si può darsi la coccarda perché si è attaccata la calamita al frigo. No perché nella ricostruzione di un rapporto incrinato ha più merito chi si investe nonostante abbia più scelte e possibilità. Ovvero chi si impegna di più merita più elogio. Se non si può dare merito a un atto individuale come fosse un'azione di genere, allo stesso modo non si può dire che le donne ne accettano di più e fare un confronto di numeri. È un atto individuale no? ritorno a dirmi d'accordo che ricostruire una identità maschile è una azione lunga.
Serveono una nuova mitologia maschile positiva (una su tutte: un uomo che non necessita di una femmina per essere un modello positivo), ma anche tutta una nuova cassetta degli attrezzi della mascolinità (che includa: dolcezza, debolezza, dipendenza, autoironia). Ed è una strada tutta bella in salita.
Ti diffido dal pubblicare cose interessanti su X (che ho abbandonato) senza fare copia e incolla su threads 😀. ( please) 😘