A meridione
Linguetta #123 / Tra le tante discriminazioni che nascondiamo dentro la lingua c'è l'antimeridionalismo, che giudica le persone soltanto per la loro provenienza.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
La settimana scorsa stavo correndo con la playlist Ibérica nelle orecchie (creata da
), quando è arrivata Lisboa, Menina E Moça, e dentro al fado portoghese ho sentito un’eco della canzone napoletana.Gli influssi tra Lisbona e Napoli sono secolari, ma in quel momento ho pensato che gli influssi fra paesi, persone e cose sono invisibili come le note musicali: si mischiano, si accavallano, si confondono e producono di continuo cose nuove.
Come la lingua, che è il più perfetto meccanismo di mescolanza.
Napoli se la porta anche dentro al nome, la freschezza delle cose nuove. E come ogni città e persona, racchiude storie, lati, aspetti diversi, perché niente di umano è mai un blocco unico.
Napoli c’era anche a Sanremo, con Geolier. Ci torno, lì a Sanremo, perché nelle sue tante manifestazioni aiuta a vedere cose che succedono dentro la società, spesso facendole emergere dall’invisibilità.
Ecco, le persone che nella serata delle cover vinta da Geolier hanno iniziato a fischiarlo e poi se ne sono andate dall’Ariston sono un sintomo di un pensiero, di un’azione, di una disfunzionalità che sta anche nella lingua: l’antimeridionalismo.
Un atteggiamento discriminatorio nei confronti di chi è del sud, spesso più virulento verso Napoli e napoletanə.
Sono tante le forme di violenza, che come sempre sta dentro le parole. Come racconta alla perfezione in questo post LinkedIn la diversity editor e traduttrice Annamaria Mirra. Riporto di seguito alcune delle cose che lei si è sentita dire, ma l’invito è a leggere l’intero post:
Farmacista del nord Italia: “Ah, ma anche da voi arriva questo prodotto?”.
Potenziale datore di lavoro, al primo colloquio: “Ma hai amici camorristi? Eh ma è uno scherzo, non te la prendere!”.
Persona a caso: “Sei di Napoli ma non si sente per niente l’accento! Parli molto bene”.
Altra persona a caso: “Mi dici qualcosa in dialetto? Io adoro il napoletano”.
Signora sul treno, direzione Napoli, parlando al telefono: “Adesso tolgo l’orologio, sennò si rubano tutto”.
Collaboratore: “Ah, ma a Napoli lavorate anche?”.
Abbiamo sempre la facoltà di scegliere che parole usare, e una parola “detta per scherzo” non è mai detta per scherzo.
Non vuol dire che “non si può più dire niente”, vuol dire che ogni parola ha un peso da riconoscere, e che delle persone che ci troviamo davanti, spesso, noi non sappiamo proprio niente.
Stereotipanti
Confinare cose e persone dentro uno stereotipo significa infilarle in un recinto, insieme a tante altre con cui ci permettiamo di assimilarle.
Significa generalizzare issandoci su un piedistallo.
Cioè esercitare una forma di violenza, che il giornalista
descrive benissimo nella puntata Geolier è la Napoli che non sta nei vostri pacchetti turistici nella sua newsletter . Ne tiro fuori un pezzettino:Però tu la senti questa violenza nell’aria su Sanremo, su Napoli? È l’industria editoriale, la costruzione dell’immaginario collettivo a scopo commerciale. È tipo faglia sismica.
Napoli ci sta in mezzo, è il propulsore più potente in Italia di questa roba. Cinema, teatro, libri, musica. Drena milioni direttamente o nell’indotto. È una delle città più giovani in un paese di vecchi.
Ho parlato di Napoli, ma il pensiero è estendibile a tutto il Sud Italia. E tengo sempre bene a mente il racconto di mio papà (siciliano) quando salì a Milano per studiare ingegneria al Politecnico:
Cercavo insieme ad altri amici una casa dove stare, ma non era facile perché in giro c’erano tanti cartelli con questa scritta: Non si affitta ai meridionali.
Sono passati cinquant’anni da allora, ma la situazione purtroppo è spesso ancora così.
Lingua mobile
Le parole si spostano, e ci spostano. Ci fanno vedere che ogni passo è un’intersezione, e che da lì possono nascere racconti imprevedibili.
Come illustra bene il post Threads di
sui Tazenda e la genealogia sarda di Spunta la luna dal monte (lo incollo qui sotto).Il paesaggio che ci definisce ce lo portiamo dentro: è la nostra lingua. Anzi, le nostre lingue, con tutte le sfumature geografiche dialettali.
Il napoletano è una di queste, nasce dentro i corpi e lì sta, a definire, quando serve, cose che altrimenti non riusciremmo a dire. I dialetti, che precedono la formazione della lingua italiana, sono allo stesso tempo espansioni della lingua.
Vale a ogni latitudine del nostro paese, e aiuta a ricordarci una cosa, prima che parliamo, giudichiamo, indichiamo, critichiamo:
che siamo sempre il sud di qualcun’altrə.
P.S.
Oggi ce la facciamo a non sconfinare verso il lunedì notte, perciò chiuderei con una frase di Eduardo De Filippo che è una luminosa speranza: Addà passà ‘a nuttata.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dalla poesia ‘A livella di Totò, di cui ho scoperto sul terzo numero della rivista Junior Poetry Magazine c’è anche una versione in albo illustrato a cura di Antonella Ossorio e Monica Auriemma. Ecco i quattro versi finali.
Perciò, stamme a ssentì, nun fa’ ‘o restivo
Suppuorteme vicino-che te ’mporta?
Sti pagliacciate ’e fanno sulo ’e vive
Nuje simmo serie, appartenimmo â morte!
Perciò, stammi a sentire, non fare il difficile,
sopportami vicino – che t’importa?
Queste pagliacciate le fanno solo i vivi:
noi siamo seri, apparteniamo alla morte!
📚 Liberarsi
C’è in potenza anche il regno di Napoli dentro un libro che vi consiglio: è il graphic nobel Vento di libertà di Lelio Bonaccorso, che come dice in prefazione Nadia Terranova “è un atto d’amore per Messina”. C’è tanta Sicilia nei dieci anni di racconto (1272-1282), ma ci sono soprattutto due donne, che sanno sovvertire lo sguardo con cui il potere maschile soggioga tutte le persone che non possono far sentire la propria voce.
🎥 Ci sta ‘o mar for
Ho atteso come tante altre persone la quarta stagione di Mare fuori, e ora sono arrivato al decimo di quattordici episodi. Era difficile mantenere il livello delle prime stagioni, e dopo alcune puntate ho percepito un po’ di stanchezza narrativa, nei dialoghi sfilacciati e nelle situazioni “sbrodolate”. Poi però è arrivata la puntata n. 9, e anche se non so come finirà, quella lì per me ha già tirato su tutto. E lo ha fatto perché nella serie è tornato il conflitto, che senza non c’è storia che possa funzionare. La trovate su RaiPlay (se siete fan anche voi, scrivetemi pure che cosa ne pensate).
🗞️ Esserci
Vi consiglio il pezzo Perché le persone discriminate sono sempre così pesanti scritto da Shata Diallo e che ho trovato grazie a
: è un pezzo lungo, che merita il tempo di una lettura calma, perché racconta bene la condizione di chi è discriminatə e la responsabilità di chi vive il privilegio.📧 Alla scoperta
Due consigli per due newsletter che ho scoperto da poco e che arrivano entrambe due volte al mese:
La prima porta con sé, nel nome, quella cosa che ho provato innumerevoli volte da piccolo e da ragazzino, quando trascorrevamo le lunghe estati in Sicilia: è
di , e dentro ci si sta con quella bella lentezza che accompagnava le riposanti ore pomeridiane, giù a sud.La seconda invece è
, un po’ scritta e un po’ disegnata da . Ogni volta ci potete trovare qualcosa che sorprende. Vi linko la penultima uscita Crisantemi, che mi ha colpito molto.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Fermiamoci, pensiamo e poi parliamo senza pregiudizi, in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
Per lasciare un commento c’è lo spazio lì accanto, ma vi aspetto pure via mail, oppure dentro le Notes con un restack della puntata (cioè pigiando la rotellina con le due frecce accanto al simbolo dei commenti).
Se volete taggarmi su Instagram, cercatemi come andrjet. E se volete sono pure su Threads.
Grazie Andrea, da siciliana mi sta molto a cuore questo discorso e solo di recente sto "decolonizzando" me stessa. Per anni, per esempio, ho cercato di celare il mio accento, che oggi invece rivendico. Non solo sono molto più attenta a certi commenti e atteggiamenti, ma rispondo anziché tacere, cambiare discorso, fare una risatina nervosa per "stare allo scherzo".
Ma che sorpresa bellissima! Davvero, grazie di cuore Andrea!
Ps. aggiungo una frase che mi dissero una volta a un colloquio: bella la Sardegna, ma ci sono solo pecore. Non ho accettato il lavoro.