Si sta parlando molto di aborto
Delle tappe nel sud e le pillole per abortire che la Corte Suprema vuole vietare
Ciao!
sono Benedetta e questa è Quarantasette, la newsletter di Generazione sulla campagna elettorale americana.
Le primarie iniziano ad annoiarmi e mi sembra di essere stata sufficientemente paziente. Quindi oggi, e da oggi in poi, seguiremo quello che succede negli Stati Uniti più generalmente. Parliamo di sanità pubblica, del dibattito alla Corte Suprema sulla pillola abortiva e del perché è così importante per questa campagna elettorale.
Iniziamo.
Questa settimana ci sono state diverse primarie, tanto per cambiare. Si è votato in Arizona, Kansas, Florida, Illinois, Ohio, Louisiana e Missouri. Nei prossimi giorni tocca al North Dakota, Connecticut, Delaware, New York, Rhode Island e Wisconsin.
Intanto, la campagna elettorale del Partito Democratico si sta spostando verso gli Stati del sud, nei prossimi giorni Joe Biden e Kamala Harris andranno a Religh, nel North Carolina. Ultimamente sono stati in Pennsylvania, Georgia, Wisconsin, Michigan, Nevada, Arizona, New Hampshire e Texas. Chi si occupa della campagna elettorale del Partito Democratico sostiene che Stati come il North Carolina e Georgia, saranno un “pezzo critico” della strada verso la rielezione del Presidente. Sarà l’occasione per discutere di sanità pubblica, con particolare attenzione per quello che sta succedendo attorno al diritto all’aborto e la possibilità di accedere alle pillole abortive. Lo scopo meno esplicito della visita sarà provare a vincere il voto dello Stato, dopo averlo perso nelle elezioni del 2020 per appena l’1,3% di preferenze. In realtà, la corsa in North Carolina sembra ancora aperta, secondo un recente sondaggio di Marist, sembrerebbe che non ci sia ancora un candidato affermato: Trump ha circa il 51% dei voti, mentre Biden il 48%, con un margine d’errore segnalato del 3.6%.
I discorsi attorno alla sanità pubblica sono quelli su cui il Partito Democratico preme di più, e a ragione. In North Carolina, probabilmente, Biden tornerà su questo discorso: recentemente nello Stato sono state garantite assicurazioni per l’accesso alla sanità a più di 400.000 residenti, grazie all’Affordable Care Act. L’Affordable Care Act è un atto del 2010, anche noto come Obamacare, una delle più importanti riforme sulla sanità pubblica nella storia degli Stati Uniti, a carico ovviamente della presidenza Obama. Le persone tutelate dal sistema sanitario, da quando è entrato in vigore il pacchetto di norme, sono 32 milioni in più.
Nel maggio 2017 Donald Trump ha tentato l’abolizione dell’Obamacare, risultando in un nulla di fatto: la Camera diede 217 sì e 213 no, venendo poi respinta dal Senato con 55 no e 45 voti favorevoli. È evidente che l’argomentazione repubblicana contro il Partito Democratico e i progressi apportati ai meccanismi sanitari, non convinca neppure i membri del Congresso, così come il resto dei membri del Partito. La questione interessa tutti, ben oltre le capacità incarnate dai politici più conservatori.
Il North Carolina è il quarantesimo Stato a espandere l’assistenza sanitaria ai cittadini meno abbienti, grazie soprattutto al lavoro del governatore democratico Roy Cooper, che è riuscito nell’impresa di convincere l’opposizione presente nello Stato ad approvare la manovra.
A poco meno di due anni di distanza dal ripristino della sentenza Roe v. Wade, responsabile dell’allargamento a tutti gli Stati del diritto all’aborto, si torna a parlare del tema. La Corte Suprema deve valutare se sia il caso di limitare l’accesso alle medicazioni disponibili per ricorrere all’aborto, con particolare riferimento alle pillole contenenti mifepristone, uno steroide sintetico utilizzato in più del 60% degli aborti totali degli Stati Uniti.
Il mifepristone è stato approvato più di 25 anni fa, a seguito di numerosi studi che lo hanno giudicato come molto sicuro. Negli anni, secondo i conservatori, la FDA (Food and Drugs Administrations), avrebbe allentato le regolamentazioni attorno al farmaco, in più passaggi: prima nel 2016 e poi nel 2021, è stato reso possibile assumere mifepristone entro le prime 10 settimane di gravidanza, anziché le raccomandate 7 settimane. Nel 2021 il 56% degli aborti sono stati praticati oltre le 7 settimane di gravidanza, il 20% dopo 10 settimane. Da allora, le prescrizioni vengono fatte da professionisti sanitari generalmente intesi - non solo dottori - e inviate direttamente per mail al paziente, senza una consultazione medica di persona. L’industria farmaceutica e i suoi rappresentanti hanno fatto presente che rimettere in discussione l’approvazione del farmaco potrebbe portare al suo ritiro, rendendo - come annunciato - la questione dell’interruzione di gravidanza una delle più importanti per la corsa alla presidenza.
Se la Corte Suprema giudicherà il farmaco pericoloso e mal utilizzato, come sostenuto dai repubblicani, diventerà complicato abortire anche negli Stati in cui è legale farlo. Poter ottenere un farmaco per interrompere la gravidanza senza dover passare per visite di persona, ha nettamente aumentato il numero di aborti, soprattutto per le donne che vivono lontane dai centri città, nelle zone più rurali degli Stati Uniti dove sono presenti più obiettori di coscienza o dove - addirittura - è complicato raggiungere una clinica che conduca questa pratica.
Il Presidente Biden ha più volte promesso di difendere il libero accesso al mifepristone, parte del suo più generale impegno nella tutela del diritto all’aborto. Gli elettori statunitensi si sono espressi in un sondaggio di KFF, un’organizzazione di ricerca sulla sanità e la salute negli Stati Uniti. È risultato che gli americani preferiscono siano i democratici a occuparsi delle questioni relative all’aborto, piuttosto che i repubblicani: lo scarto tra le due preferenze è di 14 punti. Inoltre, per 2\3 degli americani il mifepristone dovrebbe rimanere disponibile sul mercato.
Le interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti sono molto più discusse di quanto non lo siano qui. Sia perché il diritto di aborto è davvero, concretamente, minacciato o negato, ma anche perché è una questione politica fortemente sentita. Da tempo, fuori dalle cliniche in cui si può ricevere una consultazione per praticare aborto o dove - effettivamente - si può procedere al ricovero, si raggruppano decine di attivisti pro-life che provano a vietare l’ingresso. I modi e i metodi sono piuttosto rozzi e assurdi: le persone che arrivano alla clinica per perseguire un loro diritto vengono bloccate da discorsi urlati al megafono che riprendono passi della Bibbia, inviti a non uccidere il proprio figlio\a, mentre ci si sente appellate già come “madri”.
Esistono, per questa ragione, i cosiddetti “abortion clinic escorts”, cioè degli attivisti che accompagnano le persone che devono abortire all’interno della clinica, cercando di schivare i pro-life, che a loro volta sono lì per impedire l’accesso. Una fatica solo a spiegare cosa succede. Ragionare sul perché così tante persone siano interessate a negare ad altri il diritto all’aborto è difficile da comprendere, è un fenomeno sociale con più sfaccettature e ragioni, che non possiamo riassumere per grandi schemi, tipo quello religioso. Però possiamo registrare la tendenza di queste persone ad appellarsi a testi sacri, riunirsi davanti alle cliniche in preghiera, recitando salmi o sermoni. In questo video di CNN, Dan - una delle persone impegnate nelle proteste contro l’aborto in una clinica in Nebraska - dice: «Quando incontrerò il mio creatore sperò che il buon Signora avrà molto perdono per me. Perché mi sento molto in colpa per non essere stato qui (fuori dalla clinica a protestare, ndr) abbastanza». E ancora, un’altra persona pro-life, di cui non viene condiviso il nome: «Preghiamo sempre per le persone che vengono qui. Sì, parliamo a loro e preghiamo per loro».
Continueremo a seguire gli sviluppi di questa faccenda, cercando di capire quanto e in che misura il candidato e presidente Joe Biden si assumerà la responsabilità di non permettere che la Corte Suprema vieti il farmaco.
Cose che ho letto-visto-ascoltato questa settimana:
She was fed up with anti-abortion protesters, so she broadcast them on TikTok
48 hours in a Kansas abortion clinic, del New York Times
Grazie per aver letto questo numero di Quarantasette. Noi ci sentiamo mercoledì prossimo.